Progetto finanziato dal Fondo nazionale del Volontariato legge 266/1991 – Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali - Linee di Indirizzo e Avviso n. 2/2016
Contesto
Il progetto ha inteso contrastare la povertà (intesa in senso lato) e l’emarginazione sociale attraverso l’empowerment di singole famiglie, la valorizzazione delle relazioni tra individui e piccoli raggruppamenti sociali e l’acquisizione di comportamenti di solidarietà.
L'azione
Si è rivolto in particolare a nuclei familiari residenti nel territorio della Comunità veronese in condizioni di povertà ed esclusione sociale.
Il tutor solidale (inteso come individuo, coppia o famiglia) ha offerto, in forma gratuita, un supporto globale ad uno o più nuclei famigliari in condizione di disagio, attivando strette collaborazioni con istituzioni ed enti pubblici e privati del territorio che realizzano interventi (sanitari, sociali, educativi…) a sostegno delle persona/nuclei familiari in condizioni di bisogno.
Il rapporto one-to-one che si è venuto a creare tra il soggetto tutor e la famiglia in condizione di difficoltà ha garantito la presa in carico globale della famiglia stessa e dei suoi componenti, secondo i principi di prossimità e di aiuto reciproco, con l’obiettivo di favorirne il maggior grado di autonomia e di contrastare i possibili processi di emarginazione.
La persona/famiglia beneficiaria è diventata così a sua volta un nodo della rete di collaborazione, cui è riconosciuta eguale dignità e facoltà di autodeterminazione. Tale sistema favorisce la realizzazione di “comunità solidali” che operano contro il diffondersi di emarginazione e discriminazione, promuovendo la cittadinanza attiva e i valori del volontariato.
Il video
I risultati per le famiglie
Le diverse situazioni delle famiglie aiutate dal progetto SOS famiglie mettono in evidenza come ci si possa trovare in situazioni di fragilità per diversi motivi, che spesso non sono controllabili, come la situazione di salute di un membro della famiglia. Si è rivelata estremamente importante la creazione di una rete di supporto attorno alle famiglie, rappresentata sia dai tutor di Medici per la Pace, che dalle istituzioni, gli assistenti sociali, e altre associazioni o comunità. Inoltre è stato vincente l'approccio del progetto di puntare su azioni che non siano assistenziali ma che investano in possibilità di autonomia per le famiglie.
Una stanza tutta per Davide
Giovanna è mamma di Davide, un bambino di un anno, e assieme formano una famiglia monoparentale. Si è rivolta a Medici per la Pace poiché non aveva un lavoro per sostenersi, e viveva in una casa in affitto molto piccola, senza una stanza separata per il piccolo Davide. Grazie invece al progetto SOS famiglie, Giovanna ha trovato un lavoro part-time. Inoltre, abitano ora presso una casa popolare molto più economica e spaziosa e Giovanna ha potuto quindi dare a suo figlio quello che tanto desiderava: una stanzetta tutta per lui.
Il lavoro contro lo sfratto
La famiglia di Zahira è composta di quattro persone, di cui due bambine piccole. Rischiavano di essere sfrattati dalla casa in cui abitano, per problemi economici. Quando Zahira si è rivolta a Medici per la Pace, nessuno dei due genitori aveva un lavoro, poi, anche grazie al supporto del progetto, entrambi hanno trovato un'occupazione. Il miglioramento della situazione lavorativa, e la presenza di Medici per la Pace come intermediario, hanno rassicurato padrona di casa che ha rinnovato il contratto di affitto alla famiglia. Il lavoro inoltre ha permesso alla famiglia, in possesso di un permesso per motivi umanitari in scadenza, di rimanere in Italia.
Ana e Guido rimangono uniti
Nella famiglia di Ana sono in quattro: i due genitori e due bambine piccole. Ciò che ha portato Ana a fare parte del progetto SOS famiglie è stata l'assenza di lavoro per entrambi i genitori. Grazie all'intervento diretto e di intermediazione di Medici per la Pace, ora entrambi hanno un impiego, tanto più importante per il marito, Guido, che grazie al contratto di lavoro ha potuto rinnovare il permesso di soggiorno e rimanere in Italia con la sua famiglia.
Affrontare insieme la disabilità
Problemi di salute sono invece la motivazione principale che ha spinto Maria e la sua famiglia di 5 persone a fare parte del progetto. Iulian, uno dei bambini di Maria, ha sette anni e delle gravi disabilità per cui necessita un supporto costante. Infatti Iulian frequenta una scuola speciale per studenti con gravi disabilità, la cui retta è stata pagata dal progetto. Ne è stata effettuata anche l'iscrizione al servizio sanitario nazionale, e assieme al tutor si sta cercando una casa più adatta alle esigenze di Iulian, che si sposta con una sedia a rotelle. Anche gli altri componenti della famiglia hanno ricevuto un supporto, per la ricerca di lavoro.
Imparare a prendersi cura di sé
Amina e la sua famiglia di 5 persone si è rivolta a Medici per la Pace principalmente per le condizioni di salute del figlio Said di 16 anni. Said è diabetico, ma non è sufficientemente consapevole della sua condizione, cosa che lo porta a trascurare la propria salute. Assieme alla tutor, Said sta prendendo maggiormente coscienza del fatto di essere diabetico e di doversi curare di sè. Inoltre, come la sorella Rachele, segue delle ripetizioni date dai volontari per migliorare l'andamento scolastico e recuperare dei debiti. I problemi di salute e scolastici dei figli si affiancano a problemi lavorativi dei genitori, anche loro supportati dal progetto SOS famiglie.
Alla ricerca di lavoro
Camille è madre di due bambini di tre e due anni, uno dei quali ha dei problemi comportamentali che fanno sospettare una diagnosi di autismo. Per poter seguire al meglio il proprio bambino, Camille non può al momento lavorare ad un ritmo che consenta un reddito soddisfacente. Per supportarne l'autonomia negli spostamenti, Medici per la Pace ha provveduto all'abbonamento ai mezzi pubblici. Mentre il marito Nasir, disoccupato, sta ricevendo supporto dal progetto SOS famiglie per una ricerca attiva del lavoro più efficace.