La mattina del 1° febbraio 2021, il consigliere di Stato del Myanmar Aung San Suu Kyi (Premio Nobel per la Pace nel 1991), il presidente Win Myint e altri leader del partito al governo, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), sono stati arrestati e detenuti dal Tatmadaw, l’esercito del Myanmar.
Il Tatmadaw contestava infatti le elezioni legislative del 2020, vinte come le precedenti dalla Lega Nazionale per la Democrazia, richiedendo l’intervento dell’esercito per risolvere la crisi politica in corso. Dopo che la commissione elettorale ha negato le accuse, le forze armate hanno dichiarato lo stato di emergenza della durata di un anno, affidando il potere al comandante in capo delle forze armate Min Aung Hlaing.
Il colpo di Stato ha scatenato proteste pacifiche in tutto il Myanmar, dove la democrazia è percepita come un valore faticosamente conquistato dopo decenni di dittatura. L’esercito sta reprimendo le manifestazioni con l’uso della violenza. Secondo le Nazioni Unite, nei soli primi due mesi di proteste (febbraio e marzo 2021) oltre 500 persone sono state uccise dalle forze armate birmane. Tra le vittime, vi sono civili e gruppi vulnerabili quali donne e bambini. Sono attualmente in corso accertamenti da parte del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite riguardo alla grave violazione dei diritti umani da parte dell’esercito durante gli scontri.
Le immagini della repressione violenta mostrate dai media sembrano essere solo una parte di quello che sta succedendo nel paese asiatico: Medici per la Pace, presente sul territorio dal 2004 con numerosi progetti in ambito socio-sanitario, sta ricevendo drammatiche testimonianze dirette riguardo alle ripercussioni che la popolazione sta subendo.
KMSS International (già partner locale di Medici per la Pace nel progetto Myanmar-Emergenza Covid-19) sta inviando materiale di documentazione sulla situazione emergenziale della popolazione dell’area di Hpa-Pun, nello Stato del Karen, al confine con la Thailandia. Bombardamenti aerei dell’esercito birmano direttamente sui villaggi hanno spinto alla fuga oltre 20.000 persone, tra cui famiglie con anziani e bambini.
Circa 3.500 persone stanno tentando la fuga attraverso il confine con la Thailandia; le altre stanno cercando rifugio nel fitto della foresta che ricopre l’area.
Nella giungla, gli sfollati stanno affrontando privazioni e gravi sofferenze causate dalla mancanza di cibo, acqua potabile, medicinali.
Il grido di aiuto che arriva dal Myanmar non può essere ignorato: i colleghi e amici di KMSS hanno la possibilità di far pervenire alimenti e beni di prima necessità alle donne, ai bambini, agli anziani sfollati per garantire la loro sopravvivenza.
Medici per la Pace non intende restare indifferente di fronte a quella che è a tutti gli effetti una violazione dei diritti umani: per questo è stato scelto di avviare una raccolta fondi di emergenza da poter inviare al partner locale per acquistare e distribuire immediatamente cibo e kit igienici.
Ogni piccolo aiuto fa la differenza: scegli di offrire beni di prima necessitĂ alla popolazione sfollata del Myanmar donando 10 euro.
DONA al c/c IT15 O 03069 09606100000165785Â intestato a Medici per la Pace, Via G. Cotta 4